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Ringrazio per tutte le risposte agli articoli che pubblico periodicamente nel blog del mio sito. Ve ne sono molti piacevoli scritti da persone che frequentano Estetica Sintonia e che mi riempiono d’orgoglio, altri elogiativi di persone che non conoscono la mia attività e la passione con cui porto avanti la mia professione ma che apprezzano l’informazione fornita, altri ancora, per la verità pochissimi, che sentenziano verità generalizzando, che forse hanno solamente vissuto spiacevoli esperienze passate e che invito a farmi visita per valutare insieme le problematiche estetiche che potrebbero avere. Devo rispondere ad alcuni di loro che hanno risposto a un mio post recente e lo voglio fare pubblicando un articolo, scritto da un grande esperto di marketing settoriale, riguardante l’INCI e le estetiste. È ironico e scherzoso, oltre che interessante. Buona lettura e ancora grazie a tutti.

Mihaela Manea

INCI, tanto per scherzare un pochino

Da un articolo… ironico di gestioneestetica.it

Scrivo questo pezzo perché ho appena passato un’oretta abbondante a leggere commenti, alcuni dei quali “pittoreschi”, in vari forum. Essendo uomo di marketing che opera da qualche decennio nel settore estetico-professionale considero  importante valutare costantemente quale è il livello di conoscenza dell’utente, delle sue convinzioni, dei suoi bisogni. Da questo monitoraggio che ho appena fatto sembrerebbe che la sola presenza dell’INCI in etichetta sia sufficiente per stabilire se il tal cosmetico è da comprare o no. L’INCI è certamente meglio di niente, ma… è quasi niente! Ok, l’International Nomenclature of Cosmetic Ingredients presenta i contenuti di un cosmetico in ordine di quantità decrescente. E allora? Puoi (forse) valutare se sono contenute sostanze che consideri “minacciose” per la tua pelle, puoi anche farti quattro risate se leggi l’INCI di prodotti che si presentano al mercato con il “bio” dappertutto ma a cui manca solo l’Uranio Impoverito e la polvere di Nichel arricchita per poter dichiarare una guerra chimica. E l’efficacia di un prodotto (motivo  per cui intendi acquistare cosmetici)? La qualità di una sostanza? Posso dichiarare nell’INCI il tal ingrediente ma mica sono obbligato a scrivere che la sostanza in questione può costare alla fonte € 20,00 al litro oppure € 7000,00. Posso dichiarare nell’INCI il termine “contiene automobile”, ma mica denuncio se si tratta di una Panda oppure di una Lamborghini Miura. Considerazioni che si concentrano sul “ma, mi farà male”? Giustissimo! Ma quando acquisti un cosmetico lo fai perché vuoi che “ti faccia bene”, quindi dovresti anche imparare a conoscerne il livello d’efficacia. Tutto ciò che ho letto stasera non ha mai preso in considerazione il “motivo per cui una persona acquista un cosmetico”, che è quello di migliorare il proprio stato cutaneo, oppure ti accontenti di usarlo per poter infine dire: che culo, non mi ha fatto male. E poi, di quali cosmetici stiamo discutendo? Di quelli da banco oppure professionali? Cioè quelli impiegati in cabina dall’estetista e di quelli che la stessa ti prescrive per il proseguimento del trattamento a casa? Quale “rapporto-droga” hanno gli estratti attivi contenuti nel prodotto? Leggo di donne “astutissime” che svelano in vari forum “come farsi il cosmetico in casa”, come se, persone che hanno studiato la materia per decenni, la scienza cosmetologica, le ricerche, i complessi sistemi di formulazione (controlli di qualità, metodi di miscelazione, ecc., ecc., fossero solo delle baggianate). L’INCI dichiara forse se il cosmetico in questione aiuta a ripristinare la barriera cutanea? La forza del veicolante? Sei in grado di rapportare il tal prodotto allo stato cutaneo di quel particolare momento (cambi stagionali, attività lavorativa, sotto il sole o no, ecc.)? Chissà per quale motivo le estetiste professioniste (quelle realmente preparate) spendono il loro tempo e denaro per inserire sistemi di analisi estetica al fine di valutare il miglior rapporto esistente fra tipologia cutanea e intensità dell’inestetismo e il grado di efficacia e sicurezza d’impiego dei loro sistemi cosmetologici, meccanici e manuali. Dovrebbero essere proprio delle allocche se bastasse leggere l’INCI. Volendo acquistare montagne di cosmetici con l’obiettivo di diventare più affascinante di Richard Gere e di George Clooney, ho il vago sospetto che l’INCI, da solo, non mi risolve un tubo!!! Domandina-ina-ina… <<a che diavolo servirebbe la figura professionale dell’estetista se bastasse acquistare qualche crema da banco per diventare “the best gnocca o gnocco in the world”? Documentarsi meglio, please! Ultimo punto interessante, ma non sorprendente,  della mia ricerca nel web è la sicurezza, alcune volte dettate da boria, spesso da bassissima informazione, con cui alcune donne esprimono certezze nate da loro esperienze personali presso Centri Estetici cercando di farle passare per grandi e assolute verità e soprattutto commettendo il grande errore di generalizzare: <<le estetiste qui e là>>. Come in tutti i settori, c’è il bello e il brutto. Si tratta di saper scegliere, non di sicuro con il metodo del “voglio tanto a basso prezzo”. Una cosa è certa, anzi certissima, se ti affidi a un’estetista con basi cognitive corrette, quindi in grado di analizzare perfettamente il tuo stato cutaneo e, di conseguenza, di seguire protocolli di trattamento personalizzati, sei a cavallo. Spenderai infinitamente meno (rapporto “spesa/risultato”) e avrai sempre un manto cutaneo splendente. Acquistare creme per tutta la vita sulla base di superficiali informazioni pubblicitarie, per poi non ottenere i risultati che ti aspetti è…  (aggiungi da sola la definizione appropriata).

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