Quali cosmetici usa la tua estetista?

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Da un articolo di Ayurbeauty, il giornale dell’estetica olistica ayurvedica Maharishi

Considerato che il cosmetico è da tempo un prodotto di largo consumo si potrebbe ritenere che il consumatore possegga tutte le informazioni essenziali sul contenuto del vasetto che vuole acquistare, purtroppo non è così, infatti vi è molta confusione a tal proposito.

Negli ultimi anni la legge ha disciplinato in maniera chiara i sistemi di produzione, partendo dalla tipologia delle sostanze che compongono una formula cosmetica, per arrivare infine alla sua distribuzione. Nonostante questo, è la forza di un budget pubblicitario che, purtroppo, determina se un prodotto è prestigioso. In realtà, un cosmetico ha la sua validità massima quando si riesce a sfruttare perfettamente il rapporto fra efficacia e sicurezza d’impiego.

Il rapporto estrattivo (disciplinato dalla legge) si evidenzia con la sigla “rd” (rapporto droga), cioè la quantità reale di estratto droga (termine che nel linguaggio tecnico definisce la pianta officinale) rispetto ad altre sostanze, utili per la composizione formulistica, ma ininfluenti ai fini “curativi” della pelle. Per ottenere un risultato ottimale è però necessario effettuare preventivamente trattamenti intensivi in Istituto. Ecco perché l’articolo 7 della legge n. 1 del 4 gennaio 1990 da all’estetista la possibilità di prescrivere cosmetici specifici per autocura domiciliare a seguito del trattamento effettuato in cabina. Il modo migliore per ottenere un risultato soddisfacente è dunque quello di impiegare cosmetici che abbiano le stesse basi formulistiche dei prodotti che l’estetista ha utilizzato durante il trattamento professionale. Anche il miglior prodotto, però, perde buona parte della sua forza se la pelle non viene prima preparata a riceverne le sostanze in esso contenute. Da qui l’importanza di effettuare trattamenti in Istituto che comprendano sempre la pulizia profonda delle parti trattate e le fasi idro-lipo restitutive dosate in maniera personalizzata.

Le case cosmetiche che producono cosmetici professionali possono formulare prodotti i cui “rd” sono generalmente molto più attivi di quelli da “banco” proprio perché il consumatore li acquista dopo aver eseguito una approfondita analisi estetica e aver effettuato trattamenti specifici in cabina con l’estetista. Le grandi case che commercializzano i loro prodotti “al banco” (profumerie, farmacie, ecc.), solitamente molto attive nel campo della ricerca scientifica, si impegnano fortemente sulle parti superficiali del prodotto (testure, fragranze, colore, ecc.) non potendo dare molta forza all’efficacia dello stesso in quanto… “a maggior percentuale di sostanze attive corrisponde maggior rischio di irritazioni cutanee e allergie”. Se consideriamo che gli addetti ai lavori (commesse, ecc.) non sono quasi mai tecnici in grado di analizzare un bisogno cutaneo, così come non lo è l’acquirente, il quale spesso ha già deciso cosa comprare, condizionato da meravigliosi e martellanti spot pubblicitari, risulta problematico intensificare la dose di principi attivi che potrebbero provocare antipatiche e dannose reazioni cutanee. Anche in Istituto, però, sono presenti case di cosmèsi professionale che si distinguono per efficacia e sicurezza d’impiego rispetto ad altre ed è quindi opportuno che l’estetista possegga basi di conoscenza relative alle composizioni formulistiche e all’equilibrio delle stesse . Un bravo professionista dell’estetica non adotterà mai prodotti, trattamenti e metodi cosmetologici che non gli consentano di perseguire quel “progetto di bellezza” di cui il cliente ha necessità.

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